Intervento di Grisolaghi al convegno “Psicologia e Complessità”: isolamento e restrizioni covid hanno esacerbato solitudine e angoscia nei pazienti con problemi oncologici

In occasione della Giornata della Psicologia, l’Ordine degli Psicologi della Toscana ha organizzato nelle date del 14 e 15 Ottobre il Convegno dal titolo
"Psicologia e Complessita' ".

Due giorni di eventi, plenarie e parallele,
una occasione unica di scambio, confronto e conoscenza. Sono intervenuti professionisti prestigiosi di fama internazionale: Edgar Morin, Adriano Zamperini, Maria Rita Parsi, Christina Maslach, Philip Zimbardo.

Jacopo Grisolaghi, nel suo intervento, ha parlato degli effetti psicologici del periodo del covid su pazienti affetti da patologie oncologiche. Nella sua relazione ha sottolineato quanto tutti noi abbiamo vissuto negli ultimi anni: una situazione che ha messo gli esseri umani a dura prova, dal punto di vista sociale, economico ed emotivo. Durante gli ultimi due anni, caratterizzati da isolamento e restrizioni, per i pazienti con un problema oncologico ha pesato di più la mancanza di contatto e vicinanza dei propri cari. Ciò ha esacerbato in molti sensazioni di angoscia e aumentato la percezione della solitudine. Per i caregiver invece, a mancare è stata soprattutto quella che consideravano la “normalità” e quotidianità.

Il senso di solitudine e la consapevolezza di essere fragili, legato all’isolamento sociale, alla paura di contrarre il virus, alla tensione dovuta a screening e esami posticipato e alla conseguente incertezza rispetto al futuro sono le principali fonti di stress che più hanno inciso e in parte continuano ad incidere sul disagio psicologico di coloro che hanno un problema oncologico, portando il soggetto a vivere l’angoscia, considerata come la definiva Heiddeger “il presagio del nulla”.

La paura, la rabbia e il dolore sono le emozioni tutt’ora prevalenti. Negli ultimi due anni la preoccupazione di un eventuale contagio, associata alla difficoltà nell’erogazione dei trattamenti medici e alle tante restrizioni sociali avute, ha provocato o esacerbato vissuti di paura, ansia e angoscia. Sebbene stiamo ora vivendo quella che inizialmente avevamo definito e previsto come nuova normalità è in realtà ancora forte l’insicurezza rispetto al futuro, complici i drammatici scenari di guerra che si sono accavallati alle incertezza legate al Covid. Al contempo, una nota di speranza, non dettata da vano ottimismo ma da quanto rilevato nei pazienti stessi: se davvero saremo in grado, sia come individui che come società, di fare tesoro dell’esperienza vissuta forse non saranno stati soltanto due anni da dimenticare. Solo cadendo abbiamo la possibilità di dimostrare la nostra capacità di rimetterci a camminare.

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