Un quadro generale sulla salute mentale. Mia intervista a La Gazzetta di Siena
Quello della salute mentale è un problema più che mai attuale che si presenta sotto diverse forme, spesso molto subdole.
“Detto in maniera ironica, la salute mentale in Italia non gode di buona salute, in quanto dal punto di vista dei finanziamenti possiamo definirla come la Cenerentola del sistema sanitario nazionale, considerando che gli viene dedicato solo il 3% del budget totale. Questo tende ad incentivare i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per i quali in questo preciso periodo storico il genere umano non sta splendendo in equilibrio psicologico. Una delle cause va ricercata nello spropositato utilizzo della tecnologia e, soprattutto, dei social con cui 1 persona su 10 ha un rapporto problematico, cosa che intensifica ulteriormente la condizione. Tra i disturbi più comuni ci sono quelli alimentari, in particolar modo anoressia e binge eating, associati ad ansia, depressione e altri due elementi che stanno preoccupando molto, ovvero le fobie sociali e l’autolesionismo, fino ad arrivare al suicidio, riconosciuto tra i giovani come seconda causa di morte. Proprio i ragazzi stanno sviluppando dei disturbi ossessivo – compulsivi legati al gioco online, ai social, ma anche al cybersex, che possono portare a comportamenti violenti e sempre più crudeli. C’è però stato un incremento del 45% di adolescenti che si sono rivolti a servizi di salute mentale: sarebbe per loro fondamentale avere dei modelli di riferimento da seguire, che dovrebbero essere i genitori, ma spesso non è così. Bisognerebbe che cambiasse proprio l’approccio alla questione perché siamo di fronte ad un vero e proprio problema culturale: viviamo in un periodo di rifiuto del negativo dove tutto ciò che è legato ad emozioni come paura e dolore viene stigmatizzato, mentre si tenta di mostrare vite perfette sui social. La sensibilizzazione dovrebbe partire dalle famiglie e dalle scuole, ma soprattutto dalle istituzioni, che non dedicano molta attenzione alla questione. Nel periodo post – pandemia si era tentato di porre più attenzione, elargendo ad esempio il famoso “bonus psicologo”, ma chiaramente non è stato abbastanza e, come ho già detto, i finanziamenti rimangono troppo bassi”, afferma Jacopo Grisolaghi.
Intervista pubblicata al link https://www.gazzettadisiena.it/salute-mentale-secondo-gli-psicologi-senesi-e-un-problema-culturale/?amp