Il declino del desiderio maschile: perché gli uomini tra i 40 e i 50 anni non corteggiano più?
“L’eros è sempre un intreccio tra desiderio e immaginazione, ma quando uno dei due elementi si affievolisce, l’intero sistema crolla” (Esther Perel).
Negli ultimi anni, sono state molte le donne che, tra le mura del mio studio di psicologo, psicoterapeuta e sessuologo, mi hanno segnalato un disagio: la crescente difficoltà nel trovare uomini tra i 40 e i 50 anni disposti a corteggiare o ad avere relazioni sessuali attive. La percezione diffusa è che questa fascia di età maschile sia sempre meno interessata al sesso e alle dinamiche di seduzione. Ma si tratta di una realtà concreta o solo di un cambiamento nelle aspettative sociali? Gli studi scientifici confermano che un calo dell’interesse sessuale in questa fase della vita è un fenomeno reale e multifattoriale.
Tra i principali responsabili della diminuzione dell’interesse sessuale negli uomini tra i 40 e i 50 anni è spesso citato il calo dei livelli di testosterone. Questo ormone, fondamentale per la libido maschile, inizia a ridursi progressivamente con l’avanzare dell’età. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, il livello di testosterone cala in media dell’1-2% all’anno dopo i 40 anni. Le conseguenze di questa riduzione sono evidenti: diminuzione del desiderio sessuali; ridotta frequenza delle erezioni spontanee; stanchezza cronica e affaticamento; cali dell’umore e maggiore irritabilità. L’endocrinologo Abraham Morgentaler, autore del libro Testosterone for Life, sottolinea che molti uomini non riconoscono il problema finché non si trovano di fronte a un calo drastico del desiderio. Spesso lo attribuiscono allo stress o alla routine quotidiana, senza rendersi conto che la causa potrebbe essere prevalentemente ormonale.
Se il calo del testosterone è un fattore biologico accertato, è bene sottolineare che non è l’unico responsabile del mutamento nei comportamenti sessuali maschili. La società contemporanea ha introdotto una serie di dinamiche che hanno modificato il modo in cui gli uomini vivono la sessualità e il corteggiamento. Secondo un’indagine dell’Università dell’Indiana, pubblicata su Archives of Sexual Behavior, gli uomini di mezza età oggi hanno meno rapporti sessuali rispetto alle generazioni precedenti. Tra le cause individuate possiamo rintracciare il sovraccarico di responsabilità (pressanti ritmi lavorativi, mutui, figli avuti in età avanzata e preoccupazioni finanziarie riducono l’energia mentale dedicata al sesso), timore del rifiuto (in una società sempre più ossigenata a ricercare il consenso, molti uomini temono di risultare inopportuni o di essere rifiutati), accesso alla pornografia e cybersex (il consumo di pornografia online è aumentato esponenzialmente e sempre più uomini preferiscono esperienze virtuali piuttosto che investire energie nel corteggiamento), cambiamento nei ruoli di genere (molti uomini non si sentono più “autorizzati” a prendere l’iniziativa, in un’epoca in cui le donne sono sempre più autonome anche nella sfera affettiva e sessuale). La psicoterapeuta Esther Perel, esperta di relazioni e sessualità, afferma: “Nella nostra epoca, il desiderio è ostacolato da troppe opzioni. Gli uomini sono confusi sul loro ruolo e spesso scelgono la passività per evitare errori.”
Oltre agli aspetti biologici e sociali, ci sono fattori psicologici che stanno contribuendo a questo cambiamento. L’autostima maschile è spesso legata alla percezione del proprio successo, sia professionale che relazionale. Tuttavia, con l’avanzare dell’età, molti uomini si trovano a confrontarsi con delusioni, fallimenti o insoddisfazioni personali che impattano negativamente sulla loro sicurezza. Uno studio pubblicato su Psychology Today ha evidenziato che gli uomini che percepiscono di aver fallito nelle loro carriere hanno il 30% di probabilità in più di sviluppare una riduzione della libido; la paura di non essere più attraenti o desiderabili gioca inoltre un ruolo fondamentale nell’evitare il corteggiamento. A questi fattori si aggiunge la considerazione che l’ansia da prestazione aumenta proporzionalmente al crescere dei tentativi di controllo, seguendo una dinamica paradossale: più cerchiamo di governare ogni aspetto della nostra performance, più il timore di fallire si amplifica. Questo meccanismo si riflette sistematicamente nella società contemporanea, dove il digitale e i social media ci hanno abituati a una ricerca del piacere immediato senza alcuna fatica per raggiungerlo, a un’illusione di controllo costante, alimentando l’aspettativa di una perfezione irraggiungibile e, di conseguenza, il timore del giudizio e dell’errore. In termini psicologico-strategici, come insegna il mio maestro Giorgio Nardone, parliamo di sindrome del piacere mancato riferendoci alla ricerca sempre più compulsiva del piacere che ben poche volte si realizza, a causa di una riduzione di intraprendenza, della delega al mezzo tecnologico e conseguente rifugio nell’autoerotismo. Questo fenomeno può avere un impatto significativo sul calo del desiderio, poiché ogni tentativo insoddisfacente rinforza un circolo vizioso di aspettative deluse, ansia da prestazione e demotivazione. Il sociologo Michael Kimmel afferma: “Gli uomini di oggi si trovano a dover ridefinire la loro identità sessuale in un mondo in cui la mascolinità tradizionale è sempre più messa in discussione. Questo crea insicurezza e spesso paralizza il desiderio.”
Il declino dell’interesse sessuale e del corteggiamento negli uomini tra i 40 e i 50 anni è un fenomeno complesso, influenzato, come abbiamo visto, da una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali. Ma si tratta davvero di un destino inevitabile? È possibile invertire questa tendenza e riscoprire il piacere del desiderio e della connessione con l’altro? Forse il problema non è che gli uomini non vogliano più corteggiare, ma che abbiano smarrito l’arte di farlo. La chiave? Riscoprire la curiosità e il coraggio di vivere l’intimità secondo natura.
Articolo pubblicato su SienaNews