Il sesso al tempo del Covid
Ai microfoni di “Noi - Frammenti di Siena” affronto un argomento caro a molti: come sono cambiate le abitudini sessuali degli italiani durante il lockdown?Da un’indagine del CNOP emerge il quadro di un Paese che ha fortemente subìto le conseguenze della pandemia incrementando di 10 punti percentuali, in media, il proprio livello di stress rispetto a quello misurato prima dell’emergenza. La pandemia ha notevolmente aumentato il numero di casi di ansia e depressione. Un anno di Covid ha provocato tante ferite anche nella sfera psicologica. I temi che hanno inciso di più secondo le nostre ricerche sono stati i timori per la pandemia, per le prospettive economiche e per le situazioni contingenti, come il lavoro da casa, il confinamento, le preoccupazioni generali. A tal proposito, gli italiani in quarantena, secondo una recente indagine della Durex, hanno fatto meno sesso. L’83% degli intervistati, infatti, ha confessato un generale calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena. Tra le principali motivazioni espresse a giustificazione di questo decremento sono emerse: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale. La pandemia ha accelerato un processo già iniziato da qualche decennio fa con la caduta dei tabù prima e il cybersesso dopo. Sto parlando del calo del desiderio, del così detto piacere mancato, come magistralmente difinito da Giorgio Nardone. La disinibizione esibita e la trasgressione istituzionalizzata hanno condotto a un impoverimento del desiderio. La pornografia online, sempre disponibile, e gli incontri virtuali hanno completato il quadro, traducendosi in una sorta di incapacità relazionale dal vivo: leoni online e timidi gattini offline.