Covid e giovani: Dalla paura alla rabbia, le famiglie diano delle regole
La pandemia sta radicalmente alterando il nostro stile di vita, con effetti devastanti tra le nuove generazioni. Gli psicologi che mettono a disposizione le loro competenze per l’Auser Comunale, ci hanno spiegato la situazione
La pandemia sta radicalmente alterando il nostro stile di vita e gli effetti sono ora evidenti. Distanziamento è il nostro mantra quotidiano, seguono isolamento e crisi economica e poi la tecnologia e il suo impiego massiccio. E’ inevitabilmente vero, passiamo più tempo da soli, costretti a riconfigurare il nostro concetto di socialità verso un’interazione virtuale. Tutto questo sta avendo conseguenze devastanti, soprattutto tra i giovani. Ce ne hanno parlato due psicologi e psicoterapeutici che mettono a disposizione le loro competenze per l’Auser Comunale di Siena.
“Questa calamità -ha spiegato la psicologa Renata Antoniani– ha avuto un forte impatto sulle fasce più deboli della popolazione tra cui i disabili e le donne. I problemi emersi sono in qualche modo l’amplificazione del disagio della nostra società, della solitudine, dei ritmi di vita amplificati che sfociano in situazioni di psicopatologia, disturbi ansioso depressivi, disturbi fobico ossessivi. Sono queste le difficoltà manifestate allo sportello telefonico che Auser ha messo a disposizione per il supporto psicologico”.
Nella maggior parte dei casi però le vittime sono i giovani, come spiega la psicologa: “La vita dell’adolescente è molto legata a quella del gruppo dei pari, l’adolescente vive un periodo cruciale della sua vita cioè quello in cui si sviluppa il senso di identità personale e in cui vengono create le abilità sociali. La perdita della socialità ha colpito prevalentemente i giovani”.
“Da psicologo e psicoterapeuta -interviene Jacopo Grisolaghi- ho affrontato con Auser una serie di attività, prima del periodo pandemico, che ora sarebbero utili più che mai. Per esempio, con i giovani delle contrade affrontavo il discorso sulle vecchie e nuove dipendenze, comprese anche quelle tecnologiche. Ma ho portato avanti anche altri progetti riguardanti la violenza giovanile. Purtroppo ora è tutto fermo”.
Attività che ad oggi sarebbe utile ripristinare anche perché, come ha spiegato Grisolaghi, in questi mesi gli adolescenti hanno sviluppato un modello comportamentale ben preciso: “A marzo-aprile dello scorso anno l’emozione prevalente era la paura, un’emozione attiva, una delle nostre sensazioni primitive più profonde. Ma, complice una assuefazione repressiva e una mancanza di prospettiva futura, nel tempo la paura si è trasformata in rabbia”.
E non è un caso se in questi mesi, come abbiamo documentato su Gazzetta di Siena, diverse sono state le manifestazioni di violenza tra gli adolescenti. Come chiarisce lo psicoterapeuta: “Manifestazioni di rabbia unite ad uso eccessivo delle nuove tecnologie sono due degli aspetti che stanno prevalendo. Il mix può essere deleterio. Certo non va data tutta la colpa alla tecnologia, il cui processo è iniziato un decennio fa, ma sicuramente il Covid ha datola spinta finale”.
Cosa si può fare quindi per invertire la tendenza?: “Le famiglie devono dare delle regole, non significa essere cattivi ma dare un giusto contenitore a questi ragazzi. Per gli adolescenti sarebbe utile imparare a gestire le emozioni infatti stiamo purtroppo andando incontro ad un analfabetismo emotivo. Comunicare in via telematica, seppur utile, non crea esperienze emozionali, cosa che può avvenire solo in presenza. La via telematica dovrebbe essere utilizzata come un mezzo non come fine, come supporto per poi passare al contatto fisico, al rapporto dal vivo.